Roma, 18 novembre 2019 – Tra le principali cause di morte in Italia c’è anche l’inquinamento atmosferico, accanto alle ondate di calore e la riduzione del potenziale di resa delle colture. È questo l’allarme lanciato da Marina Romanello della University College London, una delle autrici del report pubblicato su The Lancet. “Dagli anni ’60, il potenziale di resa delle colture per il mais si è ridotto del 10,2 per cento, quello per il grano invernale è diminuito del 5 per cento, il potenziale del grano primaverile si è ridotto del 6 per cento, quello della soia è diminuito del 7 per cento e il potenziale di resa del riso è diminuito del 5 per cento”, riferisce la scienziata. “L’Italia è esposta a livelli molto elevati di inquinamento atmosferico, che portano a circa 46.000 decessi prematuri a causa dell’esposizione al PM2,5. È il più alto tasso di mortalità d’Europa – riferisce Romanello – e l’undicesimo più alto del mondo e ha causato una perdita di 20,2 milioni di euro in Italia”. Aggiunge la scienziata: “Inoltre, l’invecchiamento della popolazione italiana pone anche un rischio elevato di soffrire degli effetti negativi dell’esposizione a ondate di calore estreme, che colpiscono in particolare le persone di età superiore ai 65 anni. L’esposizione al calore ha portato anche a oltre 1,7 milioni di potenziali ore di lavoro globali perse nel 2017, il 67 per cento delle quali è andato perso nel settore agricolo”.