Roma, 16 maggio 2019 – Tra meno di un decennio, nel 2028, il numero di malati cronici in Italia salirà a oltre 25 milioni. I multi-cronici invece ammonteranno a circa 14 milioni (attualmente sono rispettivamente 24 e 12,5 milioni). Sono questi i principali dati evidenziati dal Rapporto Osservasalute, presentato ieri a Roma, che fotografa un Paese sempre più vecchio e allo stesso tempo incapace di far fronte alle esigenze. Nel 2017, gli ultra 65enni sono oltre 13,5 milioni, il 22,3% della popolazione totale. Le proiezioni dell’Istituto Nazionale di Statistica mostrano che questa fascia di popolazione, nel 2028, ammonterà al 26,0%, pari a poco più di 15,6 milioni di abitanti, mentre nel 2038 saranno oltre 18,6 milioni, il 31,1% degli italiani. Insomma, un’Italia sempre più vecchia e gravata da malattie croniche la cui gestione, infatti, incide per circa l’80% dei costi sanitari.

Fra dieci anni la patologia cronica più frequente sarà l’ipertensione, con quasi 12 milioni di persone affette nel 2028, mentre l’artrosi/artrite interesserà quasi 11 milioni di italiani. Per entrambe le patologie ci si attende oltre 1 milione di malati in più rispetto al 2017. Le persone affette da osteoporosi, invece, saranno circa 5,3 milioni, oltre 500 mila in più rispetto al 2017. Inoltre, gli italiani affetti da diabete saranno oltre 3,6 milioni, mentre i malati di cuore circa 2,7 milioni. Quanto alle diverse fasce della popolazione, nel 2028, tra la popolazione della classe di età 45-74 anni, gli ipertesi saranno 7 milioni, quelli affetti da artrosi/artrite 6 milioni, i malati di osteoporosi 2,6 milioni, i malati di diabete circa 2 milioni e i malati di cuore più di 1 milione. Inoltre, tra gli italiani ultra 75enni, 4 milioni saranno affetti da ipertensione o artrosi/artrite, 2,5 milioni da osteoporosi, 1,5 milioni da diabete e 1,3 milioni da patologie cardiache. Sempre secondo il rapporto l’aumento sensibile delle persone con problemi di salute avrà sicuramente un impatto sulla domanda di cura e assistenza, sia di natura strettamente sanitaria che socio-sanitaria.