Roma, 10 marzo 2020 – “Accogliamo con sollievo e gratitudine le misure approntate dal Governo per consentire agli specializzandi in pediatria di assumere incarichi provvisori o di sostituzione di pediatri di famiglia. Ringraziamo il Presidente del Consiglio Conte e il Ministro della Salute Speranza per aver pensato al potenziamento della rete di assistenza pediatrica e confidiamo che il tema della sostenibilità dell’intero sistema delle cure primarie resti anche quando l’emergenza Coronavirus sarà superata”. Così Paolo Biasci, Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri sul decreto legge in vigore da stamane, che all’art. 4 prevede “Misure urgenti per il reclutamento dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta”. Nel comma 4 si legge inoltre che il periodo di attività, svolto dai medici specializzandi durante lo stato di emergenza è riconosciuto ai fini del ciclo di studi che conduce al conseguimento del diploma di specializzazione.
“L’assunzione dei medici specializzandi a partire dal 3° anno di formazione specialistica – spiega Biasci – era sinora prevista solo negli ospedali. Lo scenario è cambiato e ora possiamo almeno cercare di garantire i livelli assistenziali, con maggiore equilibrio tra le cure territoriali e quelle ospedaliere. L’inserimento anticipato degli specializzandi per incarichi temporanei e sostituzioni deve essere previsto stabilmente in futuro, con analoghe modalità sia per l’ospedale che per il territorio, sia per i medici di medicina generale (come già avviene), che per i pediatri di libera scelta. Tutto questo anche per evitare squilibri in termini di avvicendamento e ricambio generazionale. Dobbiamo difendere l’universalità del nostro Servizio Sanitario Nazionale dal rischio di gravi carenze assistenziali, soprattutto in quelle aree periferiche e disagiate dove rappresentiamo il primo e spesso l’unico riferimento per la salute dei bambini e delle loro famiglie”.
Ricordo infine – conclude Biasci – che anche in questo decreto sull’emergenza nuovo Coronavirus si fa riferimento al ruolo centrale che anche i pediatri di famiglia hanno nel triage telefonico e nella presa in carico di un paziente con sospetta Covid-19. Nonostante le cure primarie continuino a essere sottoposte a un’enorme pressione, segnalo le permanenti difficoltà sul fronte della distribuzione di dispositivi di protezione individuale. Purtroppo manca ancora un’omogeneità regionale e, in alcuni casi, anche intra-regionale. Proteggere un pediatra vuol dire evitare che si ammali, che contagi i propri pazienti e i loro accompagnatori (genitori e/o nonni), che debba curarsi o auto-isolarsi, non potendo più prendersi cura dei bambini. Nessuno può permetterselo”.